Una filiera sostenibile

Una filiera sostenibile

Da molti anni l’industria ittica promuove pratiche di pesca sostenibili, per garantire l’equilibrio tra il fabbisogno della materia prima per l’industria e il rispetto dei tempi e delle modalità di rinnovabilità delle risorse ittiche naturali.

Il tonno in scatola commercializzato in Italia è “amico dei delfini”. Nel 1990 l’Earth Island Institute (EII) avviò, d’intesa con il mondo scientifico e con l’industria ittica USA, il progetto internazionale Dophin-Safe. Il progetto ha portato all’introduzione e alla progressiva diffusione a livello mondiale di un marchio di certificazione “Dolphin-Safe”, attestante l’utilizzo di pratiche di pesca che riducono drasticamente la cattura accidentale di mammiferi marini durante la pesca del tonno. A seguito dell’adozione di tali pratiche, pienamente condivisa dall’industria ittica, i decessi di delfini intrappolati nelle reti sono diminuiti del 99% dal 1990 ad oggi.

La maggior parte delle industrie ittiche italiane hanno partecipato fin dall’inizio al progetto “Dolphin-Safe”.

L’industria italiana del tonno utilizza le specie a più basso rischio di sostenibilità. Secondo i dati dell’International Seafood Sustainability Foundation (ISSF), l’86% delle catture del tonno pescato nel mondo è costituito da due specie, il tonno pinna gialla (Yellowfin, Thunnus albacares) e il tonnetto striato (Skipjack, Katsuwonus pelamis), che presentano un minor rischio di sostenibilità rispetto alle altre, come il tonno rosso (Bluefin, Thunnus Thynnus).

L’industria italiana utilizza come materia prima quasi esclusivamente il tonno pinna gialla e il tonnetto striato, e la quota di tonnetto striato sta progressivamente aumentando, visto anche il buono stato di salute degli stock. Il tonno rosso (Bluefin) è destinato essenzialmente alla vendita diretta al consumatore o al consumo nella ristorazione, e l’eventuale inscatolamento è del tutto marginale e riconducibile a produzioni artigianali destinate a consumo locale.

L’industria italiana del tonno privilegia la diversificazione dei metodi di pesca. Per quanto riguarda i metodi di pesca l’industria italiana del tonno privilegia fornitori che adottano modalità di pesca idonee a evitare il sovrasfruttamento delle risorse.

Le flotte impegnate nella pesca dei tonni utilizzati dalle industrie italiane rispettano le leggi e i regolamenti che vietano l’uso di strumenti di pesca impropri e rispettano i periodi di fermo pesca, così da rendere possibile il necessario ripopolamento della specie e garantire una migliore sostenibilità della pesca in tutti i mari.

 

Un alimento sostenibile

 Il tonno in scatola ha ottime caratteristiche di sostenibilità. La sua conservazione, ad esempio, richiede consumi di energia, in quanto può avvenire a temperatura ambiente (e non in ambienti refrigerati). Inoltre, la sua durabilità può arrivare a 5 anni dal momento del confezionamento.

Il tonno in scatola è un prodotto alimentare antispreco. Secondo un’indagine di GfK Eurisko, nel 2019 ogni famiglia italiana ha sprecato in media 370 grammi di cibo a settimana, di cui 200 grammi tra frutta, pane e verdure. Il tonno in scatola è tra i prodotti che vengono meno sprecati, perché offerto già porzionato in linea con le esigenze del consumatore: appena l’1% del tonno finisce nel cestino (Doxa 2015).

L’olio impiegato nelle conserve ittiche è un alimento a tutti gli effetti e non va disperso nell’ambiente. L’olio d’oliva utilizzato nelle conserve ittiche mantiene l’aroma, il sapore e le qualità organolettiche. In più, acquisisce dal tonno gli Omega 3 e la vitamina D. Pertanto, può e deve essere consumato come condimento o ingrediente.

Nelle conserve di tonno, gli imballaggi sono perlopiù fatti di materiali interamente riciclabili. In Italia nel 2019 è stato avviato a riciclo l’82,2% (399.006 tonnellate) degli imballaggi in acciaio immessi al consumo e il 70% (51.400 tonnellate) degli imballaggi in alluminio. Inoltre, sono proseguiti i programmi di riduzione del peso della scatoletta, che negli ultimi cinque anni è sceso in media del 6% per il formato da 80 grammi, di gran lunga il più commercializzato in Italia. Totalmente riciclabili sono gli involucri cartonati, che hanno compiti di protezione delle confezioni e di comunicazione al consumatore.

 

Il tonno in scatola ha un ciclo produttivo a basso impatto ambientale. La produzione avviene in stabilimenti controllati dalle Autorità pubbliche veterinarie. Le materie prime sono soltanto tonno e olio (d’oliva o vegetale), ovvero acqua (se al naturale). L’energia è impiegata nella fase di cottura e per generare il vapore necessario alla sterilizzazione delle confezioni finali (trattamento che garantisce la massima sicurezza alimentare). L’acqua, oltre che per la pulizia e igiene degli ambienti di lavorazione, viene utilizzata solo in alcune fasi di lavorazione (es. scongelamento, raffreddamento). Anche la produzione di rifiuti è contenuta. Infine, gli scarti generati sulla linea di lavorazione sono riutilizzati in modo sostenibile in importanti settori produttivi (es. cosmetica, industria mangimistica, dei fertilizzanti, ). E possono essere impiegati nella produzione di biogas.