Il pesce in conserva più amato dagli italiani incontra la “Formula 1 dell’acciaio”

Il pesce in conserva più amato dagli italiani incontra la “Formula 1 dell’acciaio”

Tonno e Zinco

La scatoletta di latta per conservare i cibi appartiene al nostro quotidiano: pratica e sicura è un oggetto famigliare, tanto da essere diventato elemento da collezione, celebrato anche da artisti e designer. È indubbio che la prerogativa di salvaguardia delle proprietà nutrizionali del cibo in scatola, la lunga shelf life e le caratteristiche del packaging, riciclabile all’infinito, abbiano avuto una portata rivoluzionaria sulle abitudini quotidiane dei consumatori. Pensiamo, infatti, a quanto cibo oggi siamo in grado di conservare per lungo tempo evitandone lo spreco e la dispersione, e a quanti pasti hanno avuto un destino diverso grazie ad una confezione in scatola: permette di utilizzare il cibo nel tempo, tenendolo nella dispensa per l’occorrenza, e di accompagnare viaggi e spedizioni.

INNOVATIVA, SOSTENIBILE, SICURA: ECCO LA SCATOLETTA ALIMENTARE
Grazie ai progressi tecnologici compiuti dalle aziende produttrici, la scatoletta alimentare oggi è considerata “la Formula 1 dell’acciaio”: leggera, sicura, resistente e sostenibile, comoda, di facile conservazione e di facile apertura. E in futuro continuerà a giocare un ruolo chiave e di responsabilità nella filiera alimentare. La banda stagnata (universalmente nota come latta) è un foglio di acciaio ricoperto su entrambi i lati da un sottile strato di stagno di spessore variabile, che rappresenta un’efficace barriera all’ossidazione e alla corrosione del materiale. L’acciaio, riciclabile al 100% all’infinito, non perde le proprie intrinseche qualità. Negli ultimi cinque anni, i produttori di contenitori per alimenti sono riusciti a ridurre sempre di più lo spessore delle lattine, pur mantenendo il livello di sicurezza dei prodotti che contengono.

TONNO E SCATOLETTA, UN BINOMIO VINCENTE PER 8 ITALIANI SU 10
Proprio grazie a tutte le sue caratteristiche, la scatoletta di acciaio diventa lo scrigno ideale per conservare il tonno in scatola. E gli italiani non hanno dubbi su questo binomio vincente: interrogati sulla prima cosa che associano pensando ad una scatoletta alimentare, 8 italiani su 10 (79%) pensano al tonno. È quanto emerge dai risultati di un’indagine commissionata alla Doxa dall’ANCIT (Associazione Nazionale Conservieri Ittici) e da ANFIMA (Associazione Nazionale Fabbricanti Imballaggi Metallici e Affini) che ha fotografato il rapporto degli italiani con la scatoletta di tonno, analizzando in particolare le modalità di consumo e quelle di riciclo degli imballaggi metallici. Staccati e molto più indietro troviamo pomodori pelati (7%), legumi (4%) e verdure (2%). La scatoletta di metallo è infatti sicura e resistente, garantendo il 100% di protezione contro ossigeno, gas, luce, umidità e altre contaminazioni. La deperibilità del suo contenuto ne risulta azzerata. Inoltre, il tonno in scatola si piazza ai primi posti degli alimenti per durabilità, è disponibile in confezioni praticamente monouso che evitano lo spreco del pesce: solo l’1% di tonno finisce nel cestino.

“I consumatori sono consapevoli che la scatoletta è una garanzia di sicurezza e protezione – afferma Simone Legnani, Presidente di ANCIT (Associazione Nazionale Conservieri Ittici e delle Tonnare) – È resistente, ermetica e garantisce l’isolamento del prodotto dalla luce e da agenti esterni conservando il sapore, le qualità e le proprietà nutritive dei cibi, senza la necessità di utilizzare conservanti. Ed è amica dell’ambiente: acciaio e alluminio sono facili da differenziare e si riciclano totalmente per un numero illimitato di volte. Del resto, In Italia, la conserva riveste un valore fondamentale nella catena alimentare e l’industria conserviera ittica è fortemente impegnata sul fronte della sicurezza e dell’innovazione di prodotto al fine di rendere questo alimento sempre al passo con i tempi e con le esigenze del consumatore moderno”.

DALL’IDEA DI DURAND ALLA SPEDIZIONE POLARE DI ROSS: LA STORIA DELLA SCATOLETTA
Sono passati 200 anni dal suo primo utilizzo. Era infatti il 1818 quando l’esploratore inglese John Ross portò a bordo delle sue navi, per la prima volta, 8mila scatolette di cibo per sfamare la sua truppa durante una spedizione artica. In questi due secoli, l’innovazione tecnologica ha fatto passi da gigante rendendo la scatoletta in linea con le esigenze del consumatore. Le origini risalgono alla fine del ‘700 quando il cuoco francese Francois Appert mette in pratica le scoperte dell’italiano Giacomo Spallanzani e sperimenta un metodo per conservare cibo in bottiglia bollito a bagnomaria, constatando che il calore eliminava o rallentava i processi di decomposizione del cibo. Dopo di lui, l’inglese Pierre Durand ottimizza il metodo sostituendo i contenitori in vetro con la latta (o banda stagnata), con molti ulteriori vantaggi: materiale più leggero, più duttile, meno fragile e più economico del vetro. Fondamentali restavano la chiusura ermetica e il passaggio delle scatole, una volta chiuse, ad alta temperatura per eliminare batteri e tossine. È grazie a due industriali londinesi, Bryan Donkin e John Hall, che nel 1811 ha inizio la produzione di conserve in scatolette di latta, dapprima in maniera artigianale, fabbricate a mano da uno stagnino che quando è molto bravo riesce a farne circa 100 al giorno.

ITALIANI TRA I PIÙ VIRTUOSI NEL RICICLO: 8 SU 10 DIFFERENZIANO LA SCATOLETTA
In Italia il riciclo degli imballaggi di acciaio è da record. Ben 8 italiani su 10 (84%) fanno la raccolta differenziata della scatoletta. Nel 2018 sono state avviate al riciclo 386.895 tonnellate di imballaggi in acciaio, pari al peso di 13 portaerei Cavour, nave ammiraglia della flotta italiana. Il più alto tasso di riciclo di sempre, pari al 78,6% dell’immesso al consumo, in crescita del 5% rispetto all’anno precedente (73,6%) (dati RICREA – Consorzio nazionale per il Riciclo e il Recupero degli Imballaggi in Acciaio). Un traguardo senza precedenti, raggiunto grazie all’impegno di tutta la filiera. Grazie alle 386.895 tonnellate di acciaio recuperato dagli imballaggi, nel 2018 nella nostra penisola si è ottenuto un risparmio diretto di 735.094 tonnellate di minerali di ferro e di 232.137 tonnellate di carbone, oltre che di 692.553 tonnellate di CO2.

TONNO IN SCATOLA SOSTENIBILE: 3 ITALIANI SU 10 LO ACQUISTANO PERCHÉ ANTI SPRECO E RICICLABILE

Oggi la metà degli italiani (45%) acquista il tonno in scatola in primo luogo perché è gustoso. Al secondo posto troviamo il fatto che è un cibo anti-spreco e riciclabile: un plus riconosciuto dal 33% degli italiani (1 su 3), sempre più attenti alle istanze di sostenibilità. Subito dopo troviamo, a pari merito, la convenienza (31%) – si tratta di un alimento che contiene proteine nobili a basso costo – e la sicurezza alimentare. Appena più indietro il valore nutrizionale (27%) e il contenuto di servizio (25%). In generale il tonno in scatola ha ottime prerogative: ha una durabilità che può arrivare a diversi anni dal momento del confezionamento e questo consente di non sprecare prodotto e di non generare rifiuti alimentari.

IL TONNO IN SCATOLA: SICURO E SALUTARE, NON CONTIENE CONSERVANTI
Il tonno in scatola è un prodotto salutare e totalmente naturale, che non necessita la presenza di additivi conservanti, perché non ne ha bisogno. Va conservato in dispensa perché grazie al processo termico di sterilizzazione e all’utilizzo di 2 ingredienti come sale e olio o acqua (per il tonno al naturale) non è necessario nessun altro tipo di agente, garantendo una conservazione sicura per diversi anni. Durante l’inscatolamento, le scatolette vengono chiuse ermeticamente con un coperchio (aggraffatura), sigillate e sottoposte a sterilizzazione ad una temperatura compresa tra 110° e 120° conservando le proprietà organolettiche del tonno (proteine ad alto valore biologico, vitamine, sali minerali, Omega 3). L’unica accortezza da adottare per garantire l’integrità del prodotto, è quella di conservarlo in frigo una volta aperto, se non consumato interamente, ad una temperatura compresa tra +0° e +4° e consumarlo nell’arco di pochi giorni.

Articolo pubblicato il 07/11/2019