Versatili, pratiche, accessibili, buone… e nutrienti. Le conserve ittiche sono uno scrigno di proprietà nutrizionali sempre al passo con lo spirito dei tempi, al pari del pesce fresco ma con il vantaggio che si conservano a lungo e che possono arrivare anche dove il pesce non c’è. Parola di Luca Piretta, gastroenterologo e nutrizionista all’Università Campus Biomedico di Roma: “Oggi, il ruolo che le conserve ittiche ricoprono all’interno di un regime alimentare equilibrato è un dato di fatto: dalla pausa in ufficio alla gita fuori porta, dal pranzo prima della palestra allo spuntino in spiaggia fino al pranzo domenicale in famiglia, sanno coniugare gusto e salute posizionandosi come prodotti di prima scelta per un’alimentazione basata sulla dieta mediterranea, bilanciata e salutare.
Proteine nobili, cioè di alto valore biologico, minerali (calcio, potassio, fosforo, ferro, iodio), vitamine del complesso B, oltre alle vitamine A, D ed E, sono solo alcuni degli elementi essenziali delle conserve ittiche: tonno, acciughe, sardine, sgombro, salmone e vongole costituiscono una fonte importante di omega 3, acidi grassi polinsaturi definiti ‘essenziali’ perché l’organismo non è in grado di sintetizzarli e devono pertanto essere introdotti con la dieta. Gli omega 3 hanno effetti benefici sul sistema cardiovascolare riducendo il colesterolo totale e aumentando il colesterolo buono (HDL-Colesterolo). Inoltre, riducono il rischio della formazione di placche a livello delle arterie e di trombi; dunque, sono importanti per prevenire le malattie a carico dell’apparato cardiovascolare. Sono ideali per l’alimentazione di tutti, per chi ha bisogno di un surplus proteico, come nel caso degli sportivi, per bambini e ragazzi nell’età dello sviluppo e per le esigenze delle donne.
Le esigenze nutrizionali alimentari degli ultimi 50/60 anni sono cambiate enormemente, così come le stesse conserve ittiche, pur restando fedeli alla loro essenza e in grado di rispecchiare lo spirito dei tempi e le esigenze del consumatore. Le conoscenze attuali permettono di considerare il prodotto ittico conservato come un alimento più ricco di nutrienti rispetto a qualche decennio fa. C’è una consapevolezza maggiore grazie a tutte le conoscenze scientifiche che hanno reso note le proprietà nutrizionali di questi prodotti. Un’altra considerazione interessante è che la vita media delle persone si è allungata, e sono cambiati di conseguenza i fabbisogni nutrizionali rispetto a quelli di un tempo. Proprio in virtù del fatto che la vita media è aumentata, il ruolo di alcuni nutrienti come le vitamine e le proteine si basa su un rapporto di causa/conseguenza: sono da una parte motivo dell’allungamento della vita e dall’altra sono necessari proprio perché si allunga la vita. Viviamo di più grazie a proteine, acidi grassi omega 3 e iodio, e allo stesso tempo, proprio perché viviamo di più, ne abbiamo più bisogno. Un esempio lampante è la sarcopenia: 50 anni fa non era un problema perché l’anziano viveva meno, oggi invece la perdita di massa muscolare nella silver generation è piuttosto frequente. Inoltre, in generale, è proprio grazie al pesce e alle conserve ittiche che riusciamo a contrastare la carenza di iodio, sempre attuale. E mentre un tempo l’alimentazione era molto più limitata e il pesce si mangiava più raramente (specie nelle zone lontane dal mare), l’avvento delle conserve ittiche ha contribuito a un miglioramento dello stato di salute e di longevità dell’Italiano medio”.