Secondo l’ultima indagine Eurobarometro sulle abitudini dei consumatori dell’UE in materia di pesce e prodotti dell’acquacoltura, il pesce continua a far parte della dieta quotidiana, ma con modalità e frequenze diverse rispetto al passato.
Oggi il 58% degli europei lo mangia a casa almeno una volta al mese, ed il 31% lo consuma almeno una volta al mese al ristorante (+10% rispetto al 2021).
Una tendenza che riflette non solo nuove abitudini alimentari, ma soprattutto nuovi stili di vita, che si riconfermano dopo il superamento del periodo post pandemico.
Se da un lato diminuisce il consumo di pesce fresco, dall’altro cresce l’interesse verso soluzioni versatili e capaci di rispondere ai ritmi frenetici di ogni giorno.
Il pesce in scatola è consumato almeno una volta al mese dal 61% degli europei, ma molti importanti Stati membri superano abbondantemente questa media, ai primi posti Spagna (90%), Malta (83%), Italia (81%) seguiti da Slovacchia (78%), Portogallo (76%), Danimarca (74%), Cipro (69%) Slovenia e Ungheria (68%). Sempre per il pesce in scatola risultano invece fanalini di coda la Bulgaria (37 %), la Svezia (36%) e la Grecia con solo il 21%.
Fanno riflettere anche le opinioni rilasciate dai consumatori sul desiderio di acquisire informazioni aggiuntive in etichetta, rispetto a quelle già fornite dalle Aziende sul pesce in scatola. A fronte di un numero inferiore di consumatori che si dichiarano interessati al tema “informazioni aggiuntive”, le richieste convergono sull’indicazione della specie ittica (58% degli intervistati) e sull’origine del pesce:
- ottenuto da pesca selvaggia o allevato (50% degli intervistati)
- area di pesca (47%).
Segnali che le Aziende conserviere ittiche hanno già saputo cogliere da tempo, anche mettendo a punto strumenti di informazione innovativi, che al di là della semplice etichetta, sono in grado di fornire al consumatore molteplici informazioni aggiuntive sui prodotti acquistati.