Inflazione e caro prezzi, nessuna tregua per il comparto delle conserve ittiche

Inflazione e caro prezzi, nessuna tregua per il comparto delle conserve ittiche

I fatturati crescono e la marginalità diminuisce: questa è la fotografia 2023 dei bilanci aziendali nel settore alimentare che, però, non fa emergere le sfumature fondamentali di un mercato in tilt per colpa dell’inflazione. L’economia è debole e l’industria è in difficoltà. Basti pensare che, secondo le stime preliminari dell’Istat nel 2023, se da un lato l’inflazione rallenta al 5,7% (rispetto all’8,1% del 2022), dall’altro, i prezzi nel comparto alimentare evidenziano un’accelerazione della crescita media annua del +9,8% rispetto al +8,8% del 2022 (Fonte: Istat).

Anche per il comparto delle conserve ittiche il 2023 è stato un anno difficile. Lo shock inflazionistico (che già nel 2022 aveva portato ad un incremento dei costi di produzione del +20-30%) ha raggiunto livelli senza precedenti, generando di conseguenza una perdita dei volumi sui mercati (il progressivo a novembre 2023 ha segnato un -4,8% in volume verso lo stesso periodo dell’anno precedente). Per quanto riguarda il tonno in scatola, che guida il comparto delle conserve ittiche per produzione e consumo, Istat ha rilevato un incremento di prezzo al consumo nel 2023 del +11,6% rispetto al 2022. Il dato conferma come l’incremento dei costi di produzione del +20-30% non sia stato trasferito interamente al consumatore ma in grande parte assorbito dalle aziende di produzione.

LE MAGGIORI PREOCCUPAZIONI ARRIVANO DAI COSTI IMPAZZITI DELL’OLIO D’OLIVA: +80% IN UN ANNO

I costi dell’attività produttiva hanno raggiunto livelli intollerabili. I principali costi rilevanti per il comparto delle conserve ittiche sono quelli della materia prima (pesce) e dell’olio d’oliva, ingrediente quest’ultimo alla base della ricetta della tradizione più apprezzata dagli italiani. Entrambi destano preoccupazione: per quanto riguarda l’olio, sta soffrendo negli ultimi anni le avversità del cambiamento climatico, dalla siccità agli agenti patogeni, che si riflettono sul calo delle produzioni con conseguente incremento del suo prezzo.

Secondo l’ISMEA, Istituto di Servizi per il Mercato Agricolo Alimentare, il prezzo dell’olio evo provenienza Spagna attesta il suo prezzo intorno ai  9,00 €/kg, mentre quello raffinato supera gli 8,50 €/kg di (secondo la quotazione del 30 gennaio 2024). Si tratta di un aumento incontrollato che ha raggiunto mediamente il +80% rispetto allo stesso intervallo dell’anno precedente e la situazione non accenna a migliorare, anzi.

A questo, si somma anche la situazione geopolitica attuale in Medio Oriente che sta avendo ripercussioni importanti sulle tariffe dei noli, soprattutto in virtù dei passaggi delle navi dal Canale di Suez. I noli marittimi dei container, che rappresentano la principale modalità di trasporto, hanno avuto un incremento impressionante dei prezzi a livello internazionale.

La nostra associazione ha più di 60 anni, di crisi ne ha viste tante ma come questa mai: è una spirale inflazionistica pericolosissima e non possiamo non tenerne conto – commenta Giovanni Battista Valsecchi, Presidente di ANCIT (Associazione Conservieri Ittici e delle Tonnare) Benché il settore conserviero ittico abbia risposto meglio di altri, permane la preoccupazione e, purtroppo, l’incremento del prezzo di alcune materie prime, in particolare dell’olio, lascia presumere che la situazione non migliorerà”.

La crisi del Canale di Suez ha ulteriormente peggiorato la situazione: “Le navi che passano da lì devono essere scortate con un costo più elevato della tratta – continua il Presidente – o, in alternativa, il passaggio è quello più lungo da Capo di Buona Speranza”. Questa situazione ha due effetti: costo più elevato per passaggio della tratta e tempi di ricezione più lunghi senza margine di gestione da parte dei produttori di conserve ittiche, che sono impotenti e possono solo subire questa ulteriore difficoltà. “Dal canto nostro, continueremo a trasmettere ai consumatori il valore dei nostri prodotti – conclude Valsecchi – rinnovando il nostro impegno a conservare gli stessi standard di qualità elevati e ad essere contestualmente sempre al passo con l’innovazione, sia in termini di sostenibilità che di ricettazione”.

Quello delle conserve ittiche è un patrimonio di storia, tradizione mediterranea ed eredità culturale con un retaggio antico. Il settore delle conserve ittiche fa scuola nel mondo, rappresentando un valore per il territorio e per il Paese di circa 1.875 milioni di euro. Il tonno in scatola si conferma come uno dei settori più virtuosi dell’industria alimentare italiana: l’Italia è il secondo produttore europeo dopo la Spagna nonché uno dei più importanti mercati per il consumo di questo alimento a livello globale. Ma sono anche acciughe sotto sale e sott’olio, sgombri, sardine, salmone, vongole e antipasti di mare a fare del comparto il simbolo della tradizione gastronomica italiana.

Articolo pubblicato il 08/02/2024