Sono soprattutto bambini e adolescenti, over 55 e donne in menopausa – l’80% della popolazione italiana – a risultare carenti di vitamina D, con possibili ricadute negative per l’organismo come osteoporosi e disturbi cardiovascolari. Nel nostro Paese, infatti, “la vitamina del sole” è agli stessi livelli da 20 anni e il contributo di vitamina D fornito dalla dieta è inferiore rispetto ad altri Paesi europei. Durante i mesi freddi, bisogna quindi seguire una dieta ricca di alimenti che contengono vitamina D. Ad esempio i prodotti ittici, che rappresentano il 38% dell’apporto totale di questo nutriente. Fra questi, in primis il tonno in scatola, che ne contiene 16 microgrammi per 100 g di prodotto, un quantitativo secondo solo alle aringhe, ma anche il salmone, sia fresco sia conservato.
Secondo i LARN (Livelli di Assunzione di Riferimento di Nutrienti ed energia per la popolazione italiana) l’assunzione adeguata di vitamina D è pari a 15 microgrammi giornalieri per bambini, adolescenti ed adulti ed aumenta a 20 µg/die nella quarta età, oltre i 75 anni. Sono proprio le persone in età evolutiva, in particolare adolescenti e anziani, le persone che hanno maggiore bisogno di assumere questa vitamina.
“Il principale ruolo della vitamina D – afferma Prof Luca Piretta, gastroenterologo e nutrizionista dell’Università Campus Biomedico di Roma – è quello di mantenere un’adeguata mineralizzazione dello scheletro attraverso il controllo delle concentrazioni sieriche del calcio e del fosforo. Ciò consente di raggiungere nella vita adulta il migliore ‘picco di massa ossea’, cioè l’ottimale mineralizzazione e densità scheletrica per la prevenzione dell’osteoporosi dopo la menopausa o nel periodo senile. Recenti studi hanno anche dimostrato l’importanza della vitamina D nel favorire il corretto funzionamento del sistema immunitario, nel consentire il dialogo molecolare tra osso e muscolo, nell’aiutare cuore e arterie e infine sembra proteggere l’organismo da alcune forme di tumore.